sabato 11 gennaio 2014

Incappucciamento



L'incappucciamento (nuca non punto più alto dell'incollatura, linea anteriore del muso dietro la verticale) è stato condannato da tutti i grandi maestri del passato e, fino a pochi anni fa, gravemente penalizzato nel rettangolo, fino a considerare un cavallo incappucciato non meritevole di una sufficienza, penalizzandolo anche nel terzo voto d'insieme delle riprese nel rettangolo, "sottomissione".

   Una volta (intendo ai tempi di La Guérinère), quando gli studi di quella che sarebbe stata poi chiamata "biomeccanica" non si potevano neppure immaginare, l'incappucciamento era considerato una scorrettezza che metteva il cavallo in sottrazione dalla mano, non permetteva che l'impulso dai posteriori (il motore) raggiungesse le mani del cavaliere, annullava la tensione delle redini sulla quale agisce resistendo opportunamente il cavaliere per non essere costretto a tirare sulla bocca, rendeva il cavallo più difficile da montare in leggerezza, lo metteva praticamente "in folle", come possiamo dire noi oggi sull'esempio dell'automobile.

   Oggi, con gli studi avanzatissimi di biomeccanica, risulta che l'incappucciamento (ciò che gli antichi avevano percepito solo con la loro sensibilità) ha conseguenze sulla postura generale del cavallo, sulla sua locomozione e, quando è portato alla sua massima espressione (rollkur), provoca danni fisici.

   Tornando al caso suo e all'insegnamento del suo istruttore, è evidente che è facilissimo, per dare una postura ritenuta adatta o indispensabile al lavoro in piano (il "dressage"), tenere con le redini la bocca di un cavallo in cui il collo non è stato preparato, non ha muscolatura, è molle, fino a piegarlo, ma non tra la prima e la seconda vertebra cervicale (articolazione atlanto-epistrofea; l'atlante è la prima vertebra cervicale, l'epistrofeo o axis è la seconda), come vuole l'arte, ma dopo e molto dopo, arrotolandolo e non flettendolo affinché funzioni come una "molla vivente" (generale L'Hotte), la cui flessibilità accorda con la bocca l'azione delle redini (Questioni equestri, pag.18). Ma, scrive il generale L'Hotte, la perfezione del funzionamento delle molle non può essere acquisita "che dopo aver disciplinato, plasmato i muscoli o, se si vuole, le corde che li fanno muovere, e dopo averle accordate nella loro azione combinata". E' evidente il riferimento alla musica e allo strumento musicale da accordare, qual è considerato il cavallo, in questo caso.

   Cosa vuol dire disciplinare e plasmare i muscoli? Vuol dire che prima di ricercare la flessione di una articolazione, in questo caso del collo, bisogna plasmare, sviluppare prima di tutto i muscoli.

   Quando a Berna, tanti anni fa (1970), dove sono andato per imparare da Henry Chammartin (veda su Google), ho montato per la prima volta il suo Wolfdietrich, mi ha impressionato la robustezza del collo. Era una specie di barra di timone, dritta e tesa, ma capace di flettersi senza piegarsi per poi tornare immediatamente dritta non appena terminava l'azione della mano.

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