domenica 19 gennaio 2014

Quinta gamba

   Se lei ha letto Capire l'equitazione di Saint-Fort Paillard avrà acquisito il convincimento che con le redini non è possibile sostenere il cavallo perché le redini sono nelle mani del cavaliere e il cavaliere fa parte del cavallo. E' come immaginare di avere un ragazzo sulle nostre spalle che tiene in mano due redini attaccate in qualche modo al nostro capo (una fascia intorno alla fronte che abbia la funzione della museruola del cavallo). Se noi inciampassimo e perdessimo l'equilibrio, il ragazzo potrebbe tirare con tutta la sua forza le redini, ma sarebbe coinvolto nella caduta, perché non è esterno al nostro corpo, ma ne fa parte. E' vero? E’ logica, non equitazione.

   L. de Sévy (pseudonimo del capitano Yves-Louis-Marie Turquet de Beauregard) nei suoi preziosi tre libri (Saut d'obstacle et galop de course, 1918; Les allures, le cavalier, 1919; Assiette, Allures, et Réactions, 1919) e, dopo di lui, il generale Albert Decarpentry (Equitation académique, 1949) e il dottore veterinario Marcel André (Mécanique équestre, 1950) hanno dimostrato che l’innalzamento del bilanciere (collo e testa) non corrisponde a un alleggerimento del treno anteriore (la parte del corpo del cavallo che sta davanti al cavaliere), ma, nel tempo in cui avviene l’innalzamento, corrisponde a un aumento di peso sulle spalle.

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